Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf di Milano sta effettuando acquisizioni di contenuti, mirate e sulla base di parole ‘chiave’, dei telefoni di indagati e persone coinvolte nella vicenda con al centro la fornitura a Dama spa, società di Andrea Dini, cognato del governatore Attilio Fontana, di 75 mila camici e altri dpi anti Covid per oltre mezzo milione di euro. Tra i cellulari in questione ci sono quelli di Roberta Dini, moglie di Fontana e titolare del 10% della Dama spa, degli assessori lombardi Davide Caparini, Raffaele Cattaneo e di Giulia Martinelli, capo della segreteria del presidente della Lombardia nonché ex compagna del leader della Lega Matteo Salvini. L’acquisizione è presso terzi, il che vuol dire che i quattro non sono indagati.
L’operazione non riguarda il telefono del presidente della Lombardia, ma dell’ex dg di Aria Filippo Bongiovanni e della dirigente della centrale di acquisti regionale (entrambi sono indagati) e si sarebbe resa necessaria alla luce delle testimonianze messe a verbale da testi sentiti nei mesi scorsi. E poi dalle prove documentali raccolte dalle Fiamme Gialle, tra cui i messaggi e le chat scaricati dal telefono di Andrea Dini, il cognato di Fontana (anche loro due sono indagati) e titolare della Dama spa, l’azienda al centro dell’indagine per un affidamento senza gara del 16 aprile di una fornitura di 75 mila camici e altri Dpi anti Covid per oltre mezzo milione di euro. Fornitura trasformata in donazione quando è venuto a galla il conflitto di interessi e quindi mai completata. La Gdf ha acquisito il contenuto anche dei telefonini di alcuni tra il personale dello staff di Fontana e di altri personaggi secondari. Oggi pomeriggio verrà dato l’incarico a un consulente della Procura per selezionare il contenuto in base a parole chiave, conferimento a cui possono partecipare gli indagati, i difensori ed eventuali loro esperti nominati per le operazioni.
Il materiale contenuto nei telefoni verrà, poi, selezionato con le garanzie dovute. Le acquisizioni mirate e per parole chiave dei contenuti dei telefoni di alcuni ‘protagonisti’ e indagati del cosiddetto ‘caso camici’ stanno riguardando in particolare funzionari e dirigenti della Regione e di Aria spa, la centrale acquisti regionale. Nei mesi scorsi gli investigatori, coordinati nell’inchiesta dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas, avevano sequestrato il telefono di Andrea Dini, patron della Dama, società di cui la sorella di quest’ultimo e moglie di Fontana, Roberta Dini, detiene il 10%. Nell’inchiesta figurano quattro indagati. Per frode in pubbliche forniture Fontana, oltre a Dini, Filippo Bongiovanni, ex dg di Aria (entrambi accusati anche di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente) e a una funzionaria di Aria. L’inchiesta verte sul caso dell’affidamento senza gara del 16 aprile di una fornitura di 75 mila camici e altri Dpi anti Covid per oltre mezzo milione di euro. Fornitura basata su un contratto tra Aria, la centrale acquisti regionale, e Dama. Un affidamento poi trasformato in donazione quando venne a galla il conflitto di interessi della società dei familiari del governatore e quando ‘Report’ iniziò ad interessarsi alla vicenda.
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