Ha probabilmente detto la verità Alessandro Pasini, 45enne di Crema unico accusato di omicidio volontario di Sabrina Beccalli, 39enne vicina di casa sparita dal giorno di Ferragosto, quando ha ammesso di avere bruciato la Fiat Panda della donna con il corpo della 39enne dentro.
I resti ritrovati carbonizzati, infatti, sono umani e non di un cane, come inizialmente avevano detto due veterinari, uno di Ats Val Padana e uno privato, analizzando ossa e frammenti di tessuti rinvenuti nell’auto abbandonata a Vergonzana. A dare la notizia sono stati il colonnello dei Carabinieri e «papà dei Ris» Luciano Garofano e il medico legale Angelo Grecchi, nominati il primo dall’avvocato della famiglia Beccalli, Antonino Ennio Andronico, e il secondo dall’avvocato della difesa di Pasini, Paolo Sperolini, attorno alle 13.30 di martedì, ossia al termine della prima perizia presso l’Istituto di Medicina Legale di Milano a cura della dottoressa Cristina Cattaneo.
Ora il secondo passaggio è accertare, mediante l’esame del Dna, che quelle ossa siano effettivamente di Sabrina, il cui corpo è stato cercato invano per oltre una settimana nelle campagne e nei canali della periferia di Cremona. Ci sono però pochi dubbi, a questo punto, sulla ricostruzione di Pasini: Sabrina era quasi certamente sempre stata dentro l’auto. Per fortuna, almeno dal punto di vista medico legale (diverso il discorso «morale») da Ats sono stati distrutti solo alcuni dei resti rinvenuti, altrimenti non vi sarebbe stata alcuna possibilità di collegare quelle ossa a Sabrina.
Resta comunque da capire se Pasini abbia ucciso Sabrina perché la donna aveva rifiutato una avance o se Sabrina sia morta di overdose, come il 45enne ha raccontato. Nel primo caso si prefigurerebbe l’accusa di omicidio volontario, viceversa di omicidio per morte a causa di altro reato. Intanto però una prima risposta, decisiva, sempre essere arrivata e per questo l’intero pool investigativo il 14 settembre sarà all’officina Maggi di Crema, dove si trova la Panda carbonizzata della donna per ulteriori esami e per cercare eventualmente altri resti.
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La famiglia di Sabrina, per bocca dell’avvocato Andronico che ne cura gli interessi, si è detta «sconcertata e addolorata nel sapere che buona parte dei resti è stata smaltita in una discarica come se si trattasse di un cane».
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