
Che ci fossero le telecamere nascoste in classe lo avevano intuito, o in qualche modo ne erano venute a conoscenza. Ma le due maestre d’asilo non pensavano che le apparecchiature avessero anche l’audio. E allora ecco il tenore dei loro discorsi in libertà: «Io li guardo che si ammazzano, non me ne frega un c…, dare tutte queste energie a questi pezzi di m…, che poi chi è l’insegnante perfetto? Questi non ascoltano, spingono, non sono mica Santa Maria Teresa di Calcutta». Dove «questi» sono i loro piccoli alunni di 5 anni, vittime, secondo le accuse della procura di Monza, di maltrattamenti ripetuti tra settembre e giugno 2018 alla scuola dell’infanzia Calastri di Cesano Maderno, consistiti in strattonamenti, sberle sulla testa e soprattutto castighi eccessivi, minacce e insulti continui come «capre, cacche molli», oltre a «meschini furti di acqua e merende».
Atteggiamenti che avrebbero creato «palese tensione emotiva» nei piccoli. Le indagate hanno 53 e 54 anni e, come già riportato dal Corriere, sono state colpite dall’interdizione all’attività di insegnante ed educatore per i prossimi nove mesi, stabilita dal gip Emanuela Corbetta. Il provvedimento del magistrato racconta il disagio dei piccoli, e le pratiche adottate dalle insegnanti nei confronti di alcuni di loro. Come la «sedia della riflessione», dove gli alunni erano «costretti a stare seduti per tempi lunghissimi, in un caso arrivato a quasi tre ore consecutive». Le telecamere riprendono un bambino in punizione, con un tavolino spostato verso il petto in modo da impedirgli di alzarsi («Metodo mortificante gratuitamente punitivo e senza alcuna valenza educativa», secondo il tribunale), che prima dondola su sé stesso e poi si colpisce le gambe con i pugni. Come se, secondo un consulente nominato dal pm Michela Versini, «si costringesse a provare un dolore fisico per gestire la difficoltà psicologica di restare seduto e fermo». Le due, preoccupate di una possibile indagine nei loro confronti, sembrano mutare atteggiamento in classe. Ma probabilmente non pensavano di essere anche registrate, oltre che riprese. Agli atti, invece, finiscono anche gli audio: «Prova a alzarti e vedrai cosa succede, stai seduto o sono guai, sciocco bambino che non sei altro, non giocherai per una settimana devi tacere, vedi di muoverti a colorare se no so guai, non ridere, chiudi quella bocca stai seduto: dovresti solo piangere».
Tutto nasce un anno fa, da una mamma che nota la figlia che tira schiaffi ad alcune bottigliette, le trascina sul pavimento urlando «come faceva la maestra» con un suo compagno. A febbraio, un’altra mamma si accorge che la bimba «si spaventava facilmente e si metteva le mani sulle orecchie se sentiva la gente urlare». Il papà di un altro piccolino lo osserva mentre «strattona le bambole dicendo loro “silenzio, adesso vi metto in castigo a pensare”».
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