
Nella vita, prima o poi, capita di tutto. Pure di passare un intero weekend a rischiare il torcicollo con la testa all’insù. A seguire scie di aerei che neanche in un cartone animato sono così compatte. Esiste un popolo di appassionati. Quelli che degli aerei conoscono ogni spiffero della loro carta d’identità. Ma anche un popolo fatto di bambini, donne con il pancione, famiglie numerose che, dell’aereo, al massimo avevano conosciuto le poltrone su cui si accomodano per andare in vacanza. A pochi giorni dalla sua riapertura, Linate apre le sue piste, i suoi pratoni, per ospitare un Air show che unisce passato e presente. Volare oh, oh: un’invasione pacifica di oltre 100 mila persone, molte delle quali vogliono semplicemente vivere il momento. Prima che tutto, dal 27 ottobre torni alla sua frenetica normalità. La gente inizia a sbarcare in tarda mattinata: dopo l’esperimento del Jova Beach Party, tre settimane fa, molti sembrano quasi abituati all’idea del pellegrinaggio. Che la macchina si parcheggia lontano, oppure si lascia addirittura a casa. Quattro ingressi, due da viale Forlanini, chiusa al traffico per lasciare autostrada aperta ai pedoni, uno da via Fantoli e uno da via Baracca. Naso all’insù a Novegro, a Segrate, pure nel centro di Milano qualcuno si affaccia per capire se si riusciranno a vedere le scie delle Frecce Tricolori. Che tornano a volare sul cielo di Linate dopo 62 anni in un diffuso orgoglio patrio, ma anche con le polemiche esplose nelle ultime settimane in Rete dal fronte ambientalista. «Il pubblico più romantico resta quello adulto, quello più romantico. Ma vedo sempre più gente giovane, anche bambini, che ci guardano con la luce negli occhi di chi sogna di fare il pilota. Ognuno ci vede un’emozione diversa», spiega Gaetano Farina, comandante delle Frecce Tricolori, mentre le note di All’alba vincerò di Pavarotti arrotondano le scie.
Linate show tra Frecce Tricolori e musica
Un pomeriggio passato a convivere con il ronzio che si fa tuono degli aerei che sfilano. Una scena, e una passione, che può ricordare quella per la Formula 1. Si sta lì, mentre si aspetta di essere travolti dal passaggio rumoroso di un momento. Lassù passano 52 aerei e c’è qualcuno che con il taccuino li segue con cognizione di causa. Con i tempi giusti anche della chiacchierata: capaci di intervallare il discorso con le pause dei rombi di tuono assordanti, una tassa ogni tre minuti. Un grande evento collettivo, in gran parte gratuito, completato da una carovana di food truck, equamente segnalati da nuvole di fumo, dai comici di Zelig che la buttano sul ridere nonostante il via vai del parterre, prima del momento sicuramente più collettivo della giornata. Rockin’1000, il progetto visionario di Fabio Zaffagnini, un ragazzo di Cesena che quattro anni fa ha pensato di riunire mille musicisti e fargli suonare insieme la stessa scaletta. Ieri, mescolati nel gruppo, c’erano pure i Subsonica e Manuel Agnelli. Due ore, che si aprono con Learn to fly dei Foo Fighters e si chiudono con un medley di Led Zeppelin e Jimi Hendrix, che le torri di controllo di Linate ricorderanno per parecchio tempo. Perché quello che impressiona è la religione di questa community, che orgogliosamente si spaccia come il popolo dei «millini». Gente che arriva da New York, dalle Hawaii, uno anche dalla Cina. Ognuno si paga il volo e si applica per partecipare come fosse un master per diventare musicisti migliori. Perché basta esserci. Oggi stesso cielo stesso mare: le Frecce, dopo le prove di ieri, voleranno il loro programma ufficiale. Decollo anticipato alle 16.30 per questioni di meteo. Naso insù, ovviamente, nonostante la foschia.
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