
La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta e testimone degli orrori dei campi di sterminio nazista, ha tagliato il nastro del nuovo Giardino dei Giusti nel parco del Monte Stella a Milano, inaugurato dopo i lavori di riqualificazione. Il Giardino dei Giusti di tutto il mondo, nato nel 2003, è il memoriale che ricorda, attraverso cippi di granito e alberi, le persone che si sono opposte ai genocidi e ai crimini contro l’umanità. I giusti “possono essere delle persone semplici, umili, non eroi declamati – ha detto la senatrice Segre nel suo discorso -. Sono coloro che hanno fatto la scelta di uscire dalla massa degli indifferenti. La parola indifferenza ha colpito allora e colpisce anche oggi, perché è molto più facile essere indifferenti e girarsi dall’altra parte, dire ‘questo non mi riguarda’. I giusti sono un dono che ha ricevuto l’umanità intera”.Rinasce il Giardino dei Giusti a Milano: “Qui anche chi ha combattuto per la difesa dell’ambiente”
E Liliana Segre oggi ha voluto ricordare le famiglie che hanno aperto per lei la porta della loro casa per nasconderla alcuni mesi, anche se non sono riusciti a salvarla dal campo di sterminio: la famiglia Pozzi di Paderno Dugnano e la famiglia Civelli sfollata a Castellanza. “Hanno rischiato la fucilazione per nascondermi – ha detto – perché anche se avevo 13 anni per il Reich ero un nemico pubblico”.
Il presidente di Gariwo, società che gestisce il Giardino insieme al Comune, Gabriele Nissim ha spiegato come “da questo luogo vogliamo trasmettere l’immagine etica di Milano, e vorremmo che fosse una tappa per i turisti che vengono in città”. Quest’anno “viste le mobilitazioni di milioni di giovani nel mondo per il clima lanceremo i giusti per l’ambiente e per la difesa del pianeta”.L’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha visitato il Giardino dei giusti dopo l’inaugurazione. L’arcivescovo di Milano ha ricordato come il Giardino si trovi sul Monte Stella, una “collina che è stata costruita con le rovine dei bombardamenti di Milano, con le rovine dei palazzi distrutti – ha detto -. Perciò è già una cosa profetica che su delle rovine si possa parlare di persone che hanno impedito la rovina delle famiglie, delle persone, dei Paesi”. Il significato di tutto questo quindi secondo Delpini “è che noi uomini siamo straordinari perché siamo capaci anche di fare il bene costruendolo sui segni della distruzione e del male, della cattiveria”. “Perciò – ha concluso – credo che questo Giardino dei Giusti sia un tributo a delle persone che hanno fatto del bene, esemplari per il loro eroismo, per la loro lucidità nel capire da che parte stare. Però è anche un incoraggiamento a credere all’umanità e a metterci, ciascuno secondo le sue possibilità, nella prospettiva di dire ‘se anche mi trovo su un cumulo di macerie io posso costruire il futuro'”.
Anche il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, ha mandato un messaggio in occasione dell’inaugurazione, promettendo di “visitare presto” il nuovo giardino: “Tutti dobbiamo gioire per questo spazio ritrovato – ha scritto -, che incoraggerà tutti a costruire un domani di pace e tolleranza”.
Durante la fase di realizzazione i lavori erano stati contestati da alcuni comitati di cittadini e anche il ministero dei Beni culturali, con l’ex ministro Alberto Bonisoli, era intervenuto per dare uno stop momentaneo alla riqualificazione, poi proseguita. Il Comune aveva anche fatto ricorso al Tar contro questa decisone. Alla cerimonia hanno presto parte l’assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran, il presidente del Consiglio comunale, Lamberto Bertolè, Giorgio Mortara, vicepresidente Ucei, e Marco Rasconi della Fondazione Cariplo che ha contribuito alla realizzazione del progetto, oltre a esponenti di diverse religioni. L’assessore Maran ha ricordato i dissidi che ci sono stati per il progetto di riqualificazione: “le fatiche di questa ultima evoluzione che però è nata dall’idea di rendere questo luogo sempre più testimonianza verso il futuro, rivolto alle nuove giovani generazioni. È un luogo vivo e non un monumento immobile come è stato pensato il primo giorno”. Infine per Bertolè la “potenzialità più forte di questo luogo è per i ragazzi e per i giovani che qui scoprono che non devono rassegnarsi”.
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