Facebook ha copiato una app: condannata a risarcire un’azienda italiana

Qual è il ristorante che propone i tuoi piatti preferiti, già frequentato da tuoi amici? O dove si trova il bar che fa l’aperitivo come piace a te e alla tua compagnia? A queste domande sapeva rispondere l’applicazione creata dalla società Business Competence, dando precise indicazioni di indirizzi da raggiungere e fornendo altre informazioni dettagliate sul servizio. Un’ottima idea che Facebook aveva deciso di copiare, impostando proprio le medesime modalità, tanto che la sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano ha condannato il colosso americano a risarcire 350mila euro alla società dell’hinterland milanese di sviluppo software, difesa dall’avvocato e professore Marco Spolidori.
 
I giudici della sezione specializzata imprese di Milano, nel procedimento di primo grado sulla quantificazione del danno, hanno anche disposto a carico di Facebook 90mila euro di spese legali a favore della società italiana e il rimborso dei consulenti tecnici della stessa.
 
“E’ stata una vittoria troppo piccola – spiega l’avvocato Marco Spolidori – secondo la nostra consulenza tecnica i danni variavano in un range da 1,6 a 18 milioni. Quindi il risarcimento si sarebbe dovuto aggirare intorno ai 6 milioni. Infatti, il mio cliente mi ha dato mandato appellativo”.
 
L’azienda italiana aveva ideato e lanciato la app “Faround” nell’ottobre del 2012, e nel giro di soli due mesi, nel dicembre dello stesso anno, il social network ideato da Zuckerberg proponeva agli utenti di scaricare la sua “Nearby Places” che risultava, secondo Business Competence, identica alla propria per “concept e format”, con differenze solo nella grafica. Così la società ha deciso di portare in Tribunale il colosso Usa, e la tesi è stata condivisa sia dai giudici civili di primo grado che da quelli d’appello che hanno confermato la condanna.
 
Nell’aprile del 2018, Facebook ha perso anche in appello sul merito nella causa civile intentatagli contro dalla piccola società di sviluppo di software con sede a Cassina dè Pecchi. I giudici hanno parlato nella sentenza, di una vera e propria “appropriazione parassitaria” da parte della società di Mark Zuckerberg. La Corte d’appello nel merito aveva confermato “integralmente” la condanna inflitta nell’agosto 2016 per violazione del diritto d’autore e per concorrenza sleale.
 
Inoltre nella sentenza di merito, per la Corte non esistono prove che “Nearby Places” sia stata sviluppata in modo autonomo da Facebook rispetto a “Faround”. Da ciò per i giudici, la conseguente “appropriazione parassitaria di investimenti altrui per la creazione di un’opera dotata di rilevante valore economico”. E oggi è arrivata in primo grado la decisione sulla quantificazione del danno e sulla somma, 350mila euro di risarcimento.
 
Facebook nel 2012 aveva proposto una transizione, giudicata dalla Business Competence inaccettabile, per questa causa che da noi non ha precedenti. “La caratteristica più peculiare di questo procedimento è che Facebook non ha esibito documenti – specifica l’avvocato – l’ordine c’è ma eseguirlo negli Stati Uniti ha costi troppo alti. Senza supporto documentale il giudice ha proceduto ad una valutazione equitativa, per noi non soddisfacente”.

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