Indagine di Confcommercio Milano: il 58% delle aziende del terziario vuole assumere, 8 su 10 cercano camerieri, commessi, cuochi e addetti alle pulizie. «Colpa del reddito di cittadinanza». Il segretario Barbieri: «Servono formazione e incentivi»
Il ritornello è sempre più diffuso tra gli imprenditori: non troviamo personale. Con la «direzione» del coro-denuncia affidata spesso a personaggi famosi, da Flavio Briatore allo chef Alessandro Borghese fino ad Albano Carrisi, con i lavoratori che sarebbero diventati incontentabili al di là dello stipendio: chi pretende i weekend liberi, chi rifugge le «8 ore» preferendo obiettivi settimanali, chi non è disposto a lasciare il reddito di cittadinanza. La pandemia ha ridefinito le priorità individuali, a partire dalla ricerca di un equilibrio sostenibile tra vita privata e ufficio, il vero benefit. Un trend che sembra trovare conferma anche in Lombardia, dove nel 2021 si sono registrate 420 mila dimissioni volontarie (il 10 per cento degli occupati), con Milano tra gli epicentri della fuga dal proprio impiego: 180 mila licenziamenti di cui la metà riguarda gli under 35.
Il gap tra domanda e offerta
A confermare l’attuale gap tra domanda e offerta è l’ultima indagine di Confcommercio (Milano, Lodi e Monza e Brianza), che ha coinvolto 613 aziende attive nel terziario, di cui la metà con sede nel capoluogo lombardo, per sondare le cause della «diaspora» da settori che tuttora cercano personale. Infatti dal dossier emerge che il 58% delle imprese vuole assumere, ma 8 su 10 non trovano dipendenti nonostante la volontà di incrementare l’organico fino al 10%. Ricettività (86%) e ristorazione (74%) sono le aree con le più alte previsioni di nuovi addetti entro il 2022, complice la volontà di riportare il giro d’affari ai livelli pre-Covid, seguite da società di servizi (71%) e commercio al dettaglio non alimentare (28%). Le figure più richieste dal campione intervistato sono camerieri e personale di sala, cuochi, commessi, amministrativi, receptionist, addetti all’accoglienza e alle pulizie. Posti che rischiano di rimanere vacanti soprattutto in ambito alberghiero, dove il 95% delle imprese lamenta la forte difficoltà nel reperimento di nuove risorse umane.
L’analisi di Confcommercio
«Nonostante la guerra in Ucraina, il caro energia, la crescita dell’inflazione e il calo dei consumi, la maggioranza delle imprese del terziario crede ancora nella ripresa e prevede di investire nel personale – commenta Marco Barbieri, segretario locale di Confcommercio –. Ma reddito di cittadinanza e mancanza di competenze sono fra gli ostacoli più rilevanti allo sviluppo di nuova occupazione. Vanno riviste le politiche per il lavoro. Servono più formazione e incentivi maggiori per chi assume». Un’indagine da cui si evince, forse per la prima volta, anche il tema della mancanza di requisiti del candidato, aspetto che mette il datore di lavoro nella condizione di scartarlo, o al massimo di offrirgli un’alternativa come lo stage, con il risultato che chi invece è «adeguato» spinge l’asticella troppo in alto fino a pretendere ciò che l’azienda non può garantirgli subito. Il 54% degli intervistati scarica le colpe degli organici ridotti proprio sull’assenza di competenze base, mentre il 68% punta il dito contro un reddito di cittadinanza da cui non ci si vuole separare. A impedire il «matrimonio» professionale, anche l’indisponibilità a osservare certi orari, il turno nel weekend, ma anche la retribuzione giudicata troppo bassa. Si va verso un mercato super flessibile, il lavoro mordi e fuggi.
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28 maggio 2022 (modifica il 28 maggio 2022 | 16:30)
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