I dati della pandemia sono positivi, conferma il rapporto appena pubblicato dalla Fondazione Gimbe. Nell’ultima settimana sono scesi i contagi (meno 14,8%, in tutto 243mila) e sono scesi i decessi (meno 9,4%, in tutto 763). Ma a calare, sia pur di poco, è anche l’efficacia dei vaccini nel prevenire i casi gravi e le morti, soprattutto negli anziani. Quello che era stato giustamente salutato come il principale successo della campagna vaccinale si sta piano piano erodendo.
Il calo dei decessi che è inferiore a quello dei contagi e resta ostinatamente sopra ai 100 lutti quotidiani è una prima spia. Ma Gimbe va più a fondo con l’analisi dei numeri: ” Sebbene questo dato non sia mai stato enfatizzato dai report istituzionali, in Italia, a partire da metà febbraio, si rileva un progressivo aumento del tasso di mortalità negli over 80 (da 28,8 a 40,1 decessi per 100 mila persone) e – seppure in misura minore – nella fascia 60-79 anni (da 3,4 a 4,9 decessi per 100 mila persone), con conseguente numero assoluto di decessi molto elevato nelle fasce più anziane della popolazione, in particolare negli over 80″.

La causa principale è il passare del tempo, che piega l’efficacia dei vaccini: “Le evidenze scientifiche internazionali dimostrano che la protezione nei confronti della malattia grave inizia a calare dopo 120 giorni dalla somministrazione del booster, o terza dose” spiega il rapporto della Fondazione. Il fatto che i vaccini siano stati preparati sulla base del virus di Wuhan e oggi la Omicron sia prevalente pressoché al 100% in Italia, poi, non aiuta.
I vaccini aggiornati a Omicron preparati da Pfizer e Moderna saranno sottoposti all’esame delle autorità regolatorie a giugno e dovrebbero essere pronti per la somministrazione d’autunno. In Sudafrica e Stati Uniti stanno nel frattempo prendendo piede nuove sottovarianti di Omicron ancora più contagiose. Si stima che Omicron 4 e 5 abbiano un vantaggio nell’infettare del 12-13% rispetto alla Omicron 2 diffusa da noi e che siano capaci di evadere in parte le difese immunitarie. Non è un caso che questi due paesi oggi siano fra i pochi nel mondo ad assistere a un aumento sia di contagi che di decessi, secondo il rapporto settimanale dell’Oms.
La pandemia, sottolinea Gimbe, è comunque in ritirata in Italia, ma “a rallentare è anche la discesa dei nuovi casi settimanali (-14,8% rispetto a -27,5% della settimana precedente) – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione – che si attestano a quota 244mila con una media mobile a 7 giorni che sfiora i 35 mila casi giornalieri”.
“Nella settimana fra l’11 e il 17 maggio, si legge nel rapporto di oggi, si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi in tutte le Regioni: dal -0,1% della Sardegna al -22,7% della Calabria. Rispetto alla settimana precedente, in 4 Province si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi (Rimini +0,4%; Biella +1,7%; Bologna +3,2%; Nuoro +32,7%), in 103 una riduzione (dal -1,6% di Cuneo al -39,1% di Vibo Valentia). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti solo in 17 Province: Chieti (741), Salerno (647), Nuoro (640), Pescara (638), Sud Sardegna (620), Ascoli Piceno (605), Crotone (603), Cagliari (600), Teramo (594), Avellino (588), Oristano (571), Campobasso (571), Benevento (559), Terni (543), Bologna (537), L’Aquila (531) e Fermo (518)”.
Anche se i decessi si stanno riducendo (109 al giorno, nella media settimanale, rispetto ai 120 della settimana precedente), le vaccinazioni ormai sono praticamente ferme (poco più di 4mila nell’ultima settimana). Le quarte dosi per le 800mila persone immunocompromesse, consigliate dagli esperti all’unanimità, vanno avanti con il contagocce: “Il tasso di copertura nazionale è del 25,8% con nette differenze regionali: dal 4,5% del Molise al 94,3% del Piemonte” riferisce Gimbe. La copertura degli over 80 è ancora più bassa: 11,5%, mentre le prime e seconde dosi nei bambini fra 5 e 11 anni sono al 38%.
L’erosione dell’efficacia dei vaccini trascorsi i 120 giorni dall’ultima dose comincia a trapelare anche dai rapporti settimanali dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Nel bollettino del 13 maggio, l’ultimo a disposizione, l’efficacia dei vaccini contro il Covid veniva riassunta così: “Il tasso di mortalità nel periodo 18/03/2022–17/04/2022, per i non vaccinati (34 decessi per 100.000 abitanti) risulta circa quattro volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (8 decessi per 100.000 abitanti) e circa sette volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (5 decessi per 100.000 abitanti)”.
Si tratta di dati più che buoni, ma meno di quelli riportati nel bollettino di un mese prima, il 13 aprile: “Il tasso di mortalità nel periodo 18/02/2022–20/03/2022, per i non vaccinati (34 decessi per 100.000 abitanti) risulta circa cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (7 decessi per 100.000 abitanti) e circa dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (3 decessi per 100.000 abitanti)”.
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Il tasso di mortalità tra i vaccinati, ne emerge, in un mese è salito dai 3 ai 5 decessi per 100mila abitanti fra chi ha ricevuto la terza dose e da 7 a 8 decessi per 100mila abitanti fra chi ha ricevuto la seconda dose da meno di 7 mesi. “Questi dati – conclude Cartabellotta – confermano che aspettare l’autunno per effettuare la quarta dose con vaccini aggiornati è molto rischioso per le persone vulnerabili che, al contrario, devono ricevere l’ulteriore booster a 120 giorni dalla terza dose. Il calo dell’efficacia vaccinale nei confronti della malattia grave sta determinando un netto aumento della mortalità nelle fasce più anziane della popolazione, già vaccinate con tre dosi, mentre si stanno sempre più consolidando le evidenze scientifiche sull’efficacia del secondo booster nel ridurre ospedalizzazioni e decessi”.
Livio Andrea Acerbo #greengroundit – fonte