A fare da miccia alla querelle un tweet dello scorso 14 maggio in cui il presidente degli Stati Uniti affermava: “Volete far scendere l’inflazione? Allora assicuriamoci che le aziende più ricche paghino il giusto”.
Dal tweet di risposta alla richiesta di esaminare il testo al Disinformation Governance Board appena creato dal Dipartimento della Sicurezza Nazionale il passo, da parte del tycoon, è stato quindi breve.
“Sanno che l’inflazione colpisce chi ha più bisogno. I sindacati non causano l’inflazione e neanche i ricchi”, ha continuato Bezos, che ha poi dato l’affondo con una critica verso l’amministrazione Biden: “Ricordate che l’amministrazione ha cercato di aggiungere altri 3.500 miliardi di dollari di spese federali. Non ci sono riusciti ma se l’avessero fatto l’inflazione sarebbe ancora più alta oggi”.
La Casa Bianca ha quindi replicato: “Non serve molto per capire il perché uno degli uomini più ricchi del pianeta si oppone a un’agenda economica per la classe media”, ha affermato il vice portavoce della Casa Bianca Andrew Bates. E non sorprende, ha aggiunto, che il tweet sia “arrivato dopo che il presidente ha incontrato i sindacati, incluso quello di Amazon”.
Ma gli animi non si sono ancora tranquillizzati: da un lato, Bezos ha osservato come il senatore democratico Joe Manchin, poco gradito a Biden, abbia “salvato l’amministrazione da se stessa”, evitandole di “iniettare ulteriori stimoli in un’economia già surriscaldata. L’inflazione è una tassa regressiva che fa più male ai meno benestanti. Un depistaggio non aiuta il Paese”.
Dall’altro, anche chi in passato era stato fortemente critico nei confronti delle strategie economiche della Casa Bianca, come Larry Summers, ha affermato che Bezos abbia sbagliato: “È perfettamente ragionevole ritenere, come ha detto il presidente, che sarebbe necessario aumentare le tasse per ridurre la domanda e contenere l’inflazione”, così ha detto l’ex segretario al Tesoro.
“Look, a squirrell!” ha twittato infine Bezos, “Vogliono comprensibilmente confondere sull’argomento”.
Insomma, la partita rimane aperta tra le due visioni circa la gestione economica dei prossimi anni di una delle più grandi potenze al mondo in bilico tra carovita, inflazione e rischio recessione.
di Livio Acerbo #greengroundit #notizie – fonte