Decine di milioni di tangenti pagate da un gruppo italiano all’ente petrolifero di Stato e agli «dooropeners» (agli «apritori di porte») nel Venezuela a cavallo tra Hugo Chavez e Nicolas Maduro. Le contesta la Procura di Milano che, riprovando a imboccare la strada della corruzione internazionale dopo i processi sfociati nelle assoluzioni dell’Eni per commesse in Algeria nel 2009 e Nigeria nel 2011, ha ottenuto oggi dall’Ufficio Gip il sequestro preventivo di 42 milioni di euro di profitto a carico della Lattonedil Spa dei fratelli Giulietto e Sergio Bettio: cioè del gruppo brianzolo dei pannelli per l’edilizia (ma da 220 milioni di fatturato con 10 stabilimenti in Italia, Germania, Spagna, Francia e Bosnia) accusato di aver pagato tangenti agli allora presidente e direttore generale di PDVSA-Petroleos de Venezuela Industrial Sa per ottenere nel 2013-2014 due commesse di 13.500 pannelli del complessivo valore di 71 milioni.
I mediatori e la tabella dei «ritorni»
Come sempre in queste vicende, anche nell’inchiesta della Squadra Mobile di Milano centrale è il ruolo di due mediatori ingaggiati dall’azienda italiana, il messicano Sergio Lujambio e lo spagnolo Jorge Cardellas, quest’ultimo autore di una galeotta tabella che riepiloga in maniera analitica appunto i «ritorni»: cioè le percentuali e le somme destinate a pubblici ufficiali venezuelani, tra cui con l’1% del valore della commessa il direttore generale della PDVSA, Carlos Andres Medina, e invece con il 27% otto società messicane schermo di esponenti governativi che i mediatori spagnoli nelle loro sequestrate mail chiamavano di volta in volta «Gruppo V» (Venezuela), «dooropeners» (apritori di porte) «attraverso i quali abbiamo potuto accedere al cliente venezuelano», «quelli vicini a chi governa e che ci hanno aiutato a rendere possibile questa commessa», o «i banditi» per le loro fameliche pretese tangentizie. Burocrati e politici venezuelani che – a differenza di Medina per 580.000 euro (fino al 2018) e dell’allora presidente dell’ente petrolifero statale Ower Manrique – non sono stati sinora identificati a causa delle risposte tardive o parziali del Messico alle rogatorie italiane sulle società messicane beneficiate da 22 milioni di dollari.
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