Doveva essere la giornata degli appelli finali dei candidati ma tutto è passato in secondo piano dopol’inchiesta di Fanpage che ha portato all’autosospensione dell’eurodeputato di FdI Carlo Fidanza impegnato in prima persona nella campagna elettorale a sostegno di Luca Bernardo. Nelle immagini mostrate da Fanpage, Fidanza — parlando con un giornalista sotto copertura — spiegherebbe come fornire fondi «in nero» per la campagna elettorale di Chiara Valcepina, candidata di FdI in Comune. Nel resto del servizio si alternano saluti fascisti, battute su ebrei e migranti, riferimenti al discorso di Hitler alla birreria di Monaco, regali alle escort per farsi votare, brindisi ironici a Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica, sotto scorta per le minacce dell’estrema destra. A fare da sfondo le parole di Roberto Jonghi Lavarini, detto il «Barone Nero», già condannato a due anni per apologia del fascismo, che spiega come sia possibile ripulire i soldi in nero. Una bomba a poche ore dal voto con il centrosinistra e i 5 Stelle che chiedono in coro le dimissioni di Fidanza ed Europa Verde che presenta un esposto in procura. Fidanza si è autosospeso da capodelegazione di FdI al Parlamento europeo. Giorgia Meloni prima di prendere provvedimenti ha chiesto di vedere le cento ore di girato di Fanpage e Valpecina ha diffidato Fanpage e La7 di diffondere il servizio.
L’onda di piena arriva già di prima mattina. «Fidanza faccia un passo indietro e si dimetta dalle sue cariche. Chi calpesta i valori democratici sanciti dalla nostra Costituzione non è degno di rappresentare i cittadini e ricoprire incarichi istituzionali» attacca la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani e con lei l’intero partito, Enrico Letta in testa. All’attacco anche i 5 Stelle: «Sono immagini sconvolgenti che mettono in luce una visione politica estremista e reazionaria e una tendenza all’illegalità con condotte penalmente rilevanti» attacca Francesco D’Uva. Europa Verde con Angelo Bonelli ed Eleonora Evi hanno presentato un esposto in Procura. «Chiediamo l’apertura di un’inchiesta».
«Non c’è e non c’è mai stato in me alcun atteggiamento estremista, razzista o antisemita e non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari» è la difesa di Fidanza. Che comunque annuncia azioni legali. «Solo battute, millanterie e goliardate da bar. È un chiaro, provocatorio e strumentale, attacco politico alla destra» replica Jonghi Lavarini. Il centrosinistra chiede a Bernardo di prendere le distanze dalla «lobby nera». Il pediatra risponde con un lungo post dove rivendica la sua vicinanza al popolo ebraico. «Qualunque atteggiamento antisemita sarebbe del tutto incompatibile con me e con la mia candidatura. Sono da sempre amico della comunità ebraica. Considero oltraggioso accostare anche indirettamente il mio nome ad atteggiamenti antisemiti o giustificazionisti nei confronti delle leggi razziali». Alla fine prende le distanze da Fidanza: «Sono indignato per i saluti romani e l’attacco al giornalista Berizzi. Queste cose non devono succedere. Chi ha sbagliato si deve prendere le sue responsabilità». Va anche all’attacco del centrosinistra sui fischi alla Brigata ebraica il 25 aprile e di Sala che non ha esposto la bandiera israeliana dopo i missili di Hamas. La replica del sindaco arriva da Lambrate dove sta chiudendo la sua campagna elettorale con Giuliano Pisapia e gli esponenti del Pd. «A me interessa quello che dico e quello che ho fatto io. Io non ho mai accettato vicino a me persone ambigue, non trasparenti che si sono macchiate di comportamenti non idonei per fare politica».
Il resto sono gli appelli dei candidati. «Proviamoci, possiamo vincere al primo turno» ha detto Sala ai suoi ricordando quanto sarà importante questo voto per il futuro di Milano. Bernardo si rivolge agli indecisi: «Abbiate il coraggio, cittadini milanesi, di fare una scelta per dire basta a una città che è stata immobile, poco attenta ai nuovi poveri e incapace di vedere i senzatetto. Vinceremo noi». Layla Pavone, dei 5 Stelle, ha chiuso in via Lecco incontrando cittadini e commercianti assaltati dalla movida. Per Gianluigi Paragone l’Arco della Pace, per Gabriele Mariani, un luogo simbolico come i giardini intitolati a Lea Garofalo e per Giorgio Goggi, sostenuto dai socialisti e dal Partito liberale italiano, chiusura a Brera con Claudio Martelli.
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