Serata ad alta tensione per il diciottesimo anniversario dell’assassinio di Davide «Dax» Cesare, il militante del centro sociale Orso ucciso il 16 marzo del 2003. La manifestazione organizzata martedì 16 marzo, da vari gruppi antagonisti e antifascisti in ricordo del giovane assassinato s’è trasformata in un lungo «assedio» al quartiere Ticinese. Strade chiuse e ingente spiegamento di polizia e carabinieri con blindati a chiudere le strade e a circondare i manifestanti. Ad agitare la celebrazione un gruppo di una sessantina di anarchici dell’area più estrema che ha cercato di partire in corteo per le vie del quartiere. Le forze dell’ordine hanno «cinturato» i manifestanti impedendogli di muoversi e contenendoli tra via Zamenhof e via Brioschi, dove Dax è stato ucciso. Gli anarchici — alcuni dei quali fanno riferimento al circolo Galipettes, protagonista di diversi problemi di ordine pubblico negli ultimi mesi a Milano, e al quartiere Corvetto — si sono presentati con caschi, scudi di plexiglass e anche alcuni bastoni. Per la questura era evidente l’intento «bellicoso» di questi manifestanti.
Milano, la manifestazione per Dax: fumogeni e assembramenti
Le forze dell’ordine, come deciso dal questore Giuseppe Petronzi, hanno impedito che la manifestazione si trasformasse in un corteo per le strade della città. Le disposizioni in zona rossa vietano qualsiasi iniziativa che non sia statica, quindi sono autorizzati solo i presidi. Come quello, senza tensione, organizzato nel tardo pomeriggio da molte realtà antagoniste davanti al bar Tipota dove il militante è stato ucciso 18 anni fa. Gli esponenti dei centri sociali hanno deposto fiori sotto la targa che ricorda Dax e poi si sono spostati, in modo ordinato e distanziato lungo i marciapiedi, fino in via Gola dove aveva sede l’Orso. Lungo il tragitto, slogan contro fascisti e CasaPound. Intorno alle 20, invece, in via Brioschi si sono presentati gli anarchici. L’area era stata blindata fin dal primo pomeriggio e quando i militanti neri hanno detto di voler partire in corteo e hanno «rinforzato» lo striscione con pannelli di plexiglass da usare come scudi, i cordoni di polizia e carabinieri si sono stretti bloccando la strada. Perentorio l’ordine delle forze dell’ordine di abbandonate caschi e bastoni prima di avviare qualsiasi forma di dialogo con i manifestanti. Alla fine di due ore di tensione, i militanti anarchici stretti tra i cordoni di polizia e carabinieri in via Zamenhof , hanno deciso di alzare bandiera bianca e sono stati fatti defluire scortati dagli agenti verso la vicina via Gola ormai lasciata libera dai primi manifestanti. Diversi cori contro la Digos e la polizia, qualche fumogeno acceso ma nessun incidente.
Da segnalare che nessuno degli antagonisti e degli esponenti del centri sociali della prima iniziativa si è lasciato coinvolgere da questa seconda manifestazione ben poco pacifica. Il segnale di ciò che gli investigatori della Digos di Milano, guidati da Guido D’Onofrio, osservano ormai da tempo: la grande frattura tra l’ala movimentista e dei centri sociali e il mondo anarchico milanese. Tra i sessanta presenti anche qualche esponente anarchico di Rovereto e dell’area Trentina. A conferma che era stata lanciata una sorta di chiamata alle armi, anche se gli effettivi presenti sono stati molti meno di quanto previsto dagli organizzatori. L’appello all’azione era, evidentemente, stato «intercettato» dalla Digos tanto che la Questura a differenza degli anni passati (nel 2020 la manifestazione non si è tenuta causa primo lockdown severo di marzo) ha schierato un imponente numero di uomini e donne di polizia e carabinieri: circa 400 sull’intera giornata. Quest’anno, peraltro, gli analisti dell’area eversiva avevano segnalato che per la prima volta la galassia anarchica aveva «rilanciato» sui propri canali web l’appuntamento in memoria di Dax.
Una «stranezza» per chi si occupa da tempo di questi temi visto che Davide Cesare non era esponente diretto di quel mondo. Nè è mai stato assunto a figura di riferimento dell’area anarchica. Negli ultimi anni però i «neri» milanesi hanno cercato sempre più occasioni di visibilità, come le numerose manifestazioni sotto al carcere di San Vittore, tuttavia senza mai riuscire ad incrementare i numeri sempre esigui dei partecipanti. Con la pandemia e soprattutto il lockdown imposto dal Governo la galassia anarchica ha affiancato ai temi «classici» (dall’animalismo all’antispecismo, alle carceri, alle occupazioni, fino alla battaglia di solidarietà per il leader greco del movimento terroristico «17 novembre» Dimitris Koufontinas) anche quello «per la libertà» contro la repressione imposta dalle istituzioni sfruttando l’emergenza sanitaria. A questi filoni si aggiungono poi le iniziative più eversive della «Federazione anarchica informale», come le azioni dimostrative e dinamitarde contro obiettivi strategici, istituzionali e militari , e le vicende legate al processo torinese «Scripta manent». Questo spiega l’attenzione massima posta da questura e prefettura sull’appuntamento di quest’anno.
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