
In attesa che il gup si pronunci sul rinvio a giudizio chiesto nei suoi confronti (gli avvocati difensori attendono l’esito di un ricorso presentato che contesta l’arresto) è stato disposto il sequestro preventivo dell’eredità della vittima, che sarebbe passata, appunto, nelle mani del 47enne.

L’uomo sospettato, infatti, sarebbe stato amico di famiglia, praticamente un figlio, per l’anziano, vedovo, e sarebbe stato anche il destinatario della sua eredità. Ma l’avvicinamento del 78enne a una donna negli ultimi tempi lo avrebbero spinto, secondo le accuse, a ucciderlo prima che cambiasse il testamento. Così a essere finiti sotto sequestro oltre a un milione in titoli e contanti, tre case nel centro di Milano e una a Finale Ligure.
I due, entrambi residenti a Milano, erano legati da lunghissima amicizia. Lazzerotti era stato addetto stampa della Sai Assicurazioni, era ancora un poeta di discreto successo editoriale a livello locale e, soprattutto, non avendo familiari in vita aveva lasciato tutto ad Alfano. Una circostanza che ha messo subito la pulce nell’orecchio degli investigatori, insieme alla dinamica dell’incidente: l’auto in cui era stato ritrovato il cadavere era inclinata sul lato destro ma non era stata invasa dall’acqua, che scorreva con pochissima corrente. Anche i tempi dei soccorsi non avevano convinto la Mobile. Dall’incidente, avvenuto alle 15,35, alla prima chiamata al 118 erano trascorsi 39 minuti. Alfano è stato a lungo messo sotto osservazione. Per gli inquirenti, l’uomo avrebbe prima gettato l’anziano amico (forse già tramortito) nella roggia e poi inscenato il depistaggio con l’incidente.
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