Festa d’auguri per Rigoldi: Hong Kong-Milano per don Gino. Jovanotti gli regala una canzone

C i sono delle volte che non puoi non esserci. E non ci sono impedimenti che ti fermano: non la distanza, non il fuso orario di Hong Kong che ti stona ancora la testa, neppure il piccolo incidente che ha lasciato qualche punto di sutura e un cerottone sopra l’occhio. Non poteva non esserci Lorenzo Cherubini, Jovanotti, ieri sera all’evento che alla Triennale di Milano ha festeggiato gli 80 anni di don Gino Rigoldi, celebrando il suo lavoro di tanti decenni dalla parte dei giovani, degli emarginati di quelli considerati «irrecuperabili» che invece sono i «più vicini a Dio». E la sorpresa per il prete di strada, cappellano del Beccaria e cento altre cose insieme, è stata non solo l’arrivo sul palco di Jovanotti, accompagnato da Saturnino: ma anche la canzone che gli ha scritto e cantato sul palco, dedicata alla sua amicizia con don Gino. Parole e musica nate in questi giorni, pensando all’intensità di un rapporto che ieri tutti hanno misurato dai lunghi e ripetuti abbracci fra i due e dallo sguardo di tenerezza e grande rispetto con cui Jovanotti osservava don Gino chinandosi un po’ per abbracciarlo meglio. II pretaccio e il ragazzaccio si conoscono a Milano un milione di anni fa, quando uno già andava in giro a cercare quelli senza casa e senza speranza portando loro un letto, un pasto e una speranza; mentre l’altro cercava di farsi strada nel mondo della musica. Si conoscono in un ristorante, Gran Burrone, dove Lorenzo non sempre ha i soldi per pagarsi il pranzo e dove ogni tanto arriva don Gino. Si incontrano, parlano degli ultimi e nasce l’amicizia. Lorenzo diventa famoso, don Gino — come recita il ritornello della canzone —, gli ripete: «Dio esiste, ma rilassati non sei tu». Lo tiene con i piedi per terra, lo ascolta e gli parla. Poi celebra il suo matrimonio con Francesca, battezza la loro figlia Teresa. «Anche se non lo vedo spesso, penso sempre a lui e mi fa sentire bene», riassume.

Ecco, per tutto questo Lorenzo ieri non poteva non esserci. Come non poteva non esserci tutta la città: dal sindaco Beppe Sala all’altro pretaccio don Antonio Mazzi. I presidenti delle fondazioni bancarie, gli amministratori delegati delle aziende che supportano i progetti, gli chef e i campioni dello sport (da Zanetti a Oldani e Santin). Tutti innamorati dello sguardo dolce di questo prete che a Massimo Gramellini confessa di sentirsi ancora oggi un po’ scomodo. Arriva il messaggio di auguri del presidente Sergio Mattarella e chi sfila sul palco gli ripete che è una buona notizia vivente (per questo il nostro inserto Buone Notizie ha partecipato all’organizzazione della serata) e che Milano ha ancora bisogno di lui: così, instancabile, don Rigoldi guarda avanti, proponendo una nuova sfida che si chiama «Credito al futuro». Poi sul palco salgono alcuni suoi ragazzi: il primo che aveva aiutato e che oggi ha 61 anni e quelli più giovani che con la Fondazione stanno imparando a credere in se stessi, a vivere onestamente, a cercare dignità nello studio e nel lavoro. Auguri, don Gino. E grazie.

31 ottobre 2019 | 07:48

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