
Quanto batte forte il cuore di chi guarda il Cenacolo? Dove corre lo sguardo quando ci si trova faccia a faccia con il capolavoro di Leonardo? E, addirittura, quanto sudano i visitatori, parametro da cui si può misurare il coinvolgimento emotivo? A queste domande ha risposto un affascinante studio elaborato dall’Intesa Sanpaolo Innovation Center, diretto da Guido De Vecchio, su commissione del Polo museale della Lombardia. Dall’indagine effettuata applicando le tecniche della neuroscienza emerge, per esempio, che il Cenacolo riesce a mantenere l’attenzione psicofisica dei visitatori in maniera pressoché costante per cinque minuti. Un record che poche opere possono vantare perché, secondo una ricerca della Tate Modern di Londra, il tempo medio di attenzione rivolta a ogni singola opera è di soli otto secondi. Informazioni interessanti vengono anche dall’analisi del tempo dedicato a ciascuna delle 13 figure dell’Ultima Cena: lo sguardo è catturato in modo unanime da Gesù che lo trattiene per una media di 16,4 secondi, mentre l’altro volto fortemente attrattivo è quello di Tommaso (9,8 secondi) sebbene molti non sappiano esattamente chi sia. Si è inoltre potuto verificare che l’esplorazione visiva si sposta per tutti dal Cristo al centro alla triade di apostoli sulla sinistra e solo da ultimo ai gruppi sulla destra.
Lo studio è stato condotto da Sonia D’Arcangelo, del Laboratorio di Neuroscienza Intesa Sanpaolo Innovation Center, su un campione di 38 partecipanti volontari di diverse nazionalità e con un’età media di 38 anni. Un gruppo conosceva già l’opera, un altro la vedeva dal vivo per la prima volta. Ogni sessione, a museo chiuso e a museo aperto, è stata monitorata con l’ausilio di tre strumenti: degli speciali occhiali per tracciare i percorsi oculari risultati in mappe di calore (più caldo dove l’occhio indugia maggiormente e da cui poi si deduce il tempo); un elettroencefalogramma portatile che misura la piacevolezza dell’esperienza con il cosiddetto «motivation index»; e infine un sensore galvanico della pelle per la rilevazione della sudorazione, dipendente dal sistema simpatico e quindi non governabile, in grado di misurare l’impatto emotivo. Al termine, ogni partecipante ha anche risposto a un questionario scritto. «È uno studio scientifico che un uomo di ricerca come Leonardo avrebbe apprezzato», ha commentato Emanuela Daffra, direttrice del Polo museale della Lombardia. «A noi interessava capire come le informazioni che offriamo al pubblico modificano l’esperienza estetica, se contribuiscono a esaltarla e dove sono le lacune. Ci sono dei particolari su cui i visitatori non si soffermano mai? E come possiamo valorizzarli? Dati che ci serviranno anche in vista della nuova illuminazione che stiamo progettando».
Dall’indagine neuroscientifica, costata 25 mila euro, è emerso in effetti che le lunette in alto e la parte sottostante la tovaglia non vengono quasi mai notate; mentre, al contrario, il materiale informativo posizionato nella fascia di lettura sottostante, funziona molto bene e conferma che le persone osservano nell’opera ciò che già hanno imparato a guardare. Per questo i «tempi di fissazione» dei visitatori esperti sono risultati maggiormente distribuiti sui dettagli rispetto ai non esperti che focalizzano l’attenzione principalmente su Gesù. Il «motivation index» calcolato dall’elettroencefalogramma ha poi evidenziato quanto sia netta la differenza fra la piacevolezza della visione del Cenacolo e quella della «Crocefissione» del Montorfano dipinta sul muro di fronte. Quest’ultima viene quasi ignorata. Dopo la visione del Cenacolo la visita produce un risultato cerebrale negativo con un crollo dell’intensità emotiva come se, dopo Leonardo, la mente fosse incapace di processare altre emozioni e informazioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
social experiment by Livio Acerbo #greengroundit #corriereit https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/19_ottobre_24/scienza-studia-l-emozione-al-cenacolo-leonardo-quanto-batte-forte-cuore-chi-guarda-24318336-f62d-11e9-852d-8d5c113e41ca.shtml