
Il killer ha aspettato che tornasse a casa, dopo essere uscito per andare a comprare l’insalata in un supermercato. Lo ha atteso vicino al garage nel piano interrato, un corridoio con ai lati le saracinesche dei box. Si è avvicinato e, appena ha aperto la portiera della sua Mercedes, gli ha scaricato addosso una decina di colpi di pistola. Una raffica di proiettili contro il corpo rimasto senza vita sul sedile della macchina, la portiera aperta, la gamba sinistra fuori dall’abitacolo.
È morto cosi Donato Carbone, 63 anni, origini tarantine e da anni residente a Cernusco sul Naviglio, ex imprenditore edile. Il suo assassino è fuggito su un’auto rubata. Una piccola utilitaria blu. L’esecuzione è avvenuta in una palazzina di via don Lorenzo Milani 17. Una zona residenziale all’ingresso di Cernusco sul Naviglio. La vittima viveva qui da anni insieme alla moglie che però al momento dell’omicidio, come riferito al Corriere dalla cognata, era via in gita con un gruppo di amiche. Sono stati gli abitanti del palazzo a chiamare i soccorsi alle 18.44 quando hanno sentito l’esplosione di molti colpi di pistola. All’arrivo dell’ambulanza Carbone era già deceduto. La sua azienda, «Art.casa», era stata aperta nel 1991: una ditta individuale che si occupava di edilizia. Carbone l’aveva chiusa volontariamente nel 2015. «Era andato in macchina per comprare poche cose per la cena – dice la cognata, accorsa sul posto insieme al fratello -. Lo hanno ammazzato mentre scendeva dalla macchina. Perché? Non lo so, era in pensione, a chi volete che abbia dato fastidio? No, non aveva nemici, mai fatto del male a nessuno… Problemi personali? Pensava solo alla famiglia dopo aver faticato per tutta la vita».
Le indagini sono affidate ai carabinieri della squadra Omicidi del Nucleo investigativo di Milano, guidati da Michele Miulli e Cataldo Pantaleo. I colleghi della Rilievi hanno lavorato per diverse ore nel box alla ricerca di possibili tracce dell’assassino. Il killer ha usato una pistola semiautomatica, sul cemento dei garage sono rimasti diversi bossoli. Se l’assassino ha atteso a lungo il ritorno di Carbone, all’esterno del condominio oppure direttamente fra i garage, qualcuno dei residenti potrebbe averlo visto: i carabinieri hanno bussato alle porte del palazzo alla ricerca di testimoni. La nota di ricerca della macchina, che risulta esser stata rubata a settembre nella zona tra Bergamo e Brescia, e sulla quale è fuggito l’assassino, è stata diramata a tutte le pattuglie. Sono stati allestiti posti di blocco lungo le trafficate strade statali intorno a Cernusco sul Naviglio, strade piene di telecamere, come quelle dello stesso Comune nel Milanese.
Uno dei primi elementi acquisiti dai carabinieri è stato il cellulare della vittima, per esaminare telefonate e chat, a cominciare da quelle di ieri, fino all’omicidio, nella speranza di cristallizzare già tracce decisive, come il numero del killer, e di inseguirlo attraverso la geolocalizzazione del telefonino. Una caccia che, intorno alle 22.30, è sembrata essere in una fase avanzata, con i carabinieri della Omicidi impegnati nella perquisizione di un appartamento. Carbone aveva dei piccoli e lontani precedenti. Forse il killer covava da tempo una vendetta, o forse, esaminando la furia del delitto, con tutti quei proiettili esplosi, può aver avuto uno scontro recente con il pensionato, magari custode di segreti che la sua famiglia non conosceva.
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