
Hanno esordito a Catania con una sconfitta. Le ambizioni rimangono però intatte: arrivare in Europa quest’anno e puntare allo scudetto nel prossimo triennio. La Milano della pallanuoto femminile è da quattro anni nella massima serie nazionale ma nel frattempo ha perso casa. Per la seconda di campionato le ragazze della Kally NcMilano saranno in vasca a Busto Arsizio (contro il Bogliasco) ma solo perché si tratta di un turno infrasettimanale: la piscina «casalinga», per le partite del sabato pomeriggio, sarà quella di Lodi. Milano, addio. Anzi, arrivederci. Perché il presidente Walter Vucenovich non si rassegna all’idea che la squadra di Milano giochi in un’altra città. Tra due-tre anni si spera di fare ritorno alla Cozzi. L’impianto di viale Tunisia ha ospitato le ragazze della pallanuoto milanese per un paio di stagioni. Sugli spalti, chiamiamoli così, c’erano ogni sabato 2-300 persone. «Poi c’è stata la tragedia della discoteca di Corinaldo», ricorda il presidente. E da lì è arrivata la stretta sugli impianti: «Nessuno ci firmava più la liberatoria per le tribune e la capienza totale è stata ridotta a 99 spettatori, peraltro sistemati lontani dalla vasca». Da qui la decisione di emigrare: «Almeno a Lodi il nostro pubblico può starci tutto e gli sponsor sono contenti».
Alla Cozzi mancava l’impianto antincendio e bisognava pure rifare il tetto: «Speriamo di tornare lì, anche se poi quella vasca non la potevamo occupare durante la settimana per i corsi di nuoto di Milanosport». Le ragazze si allenano tuttora in via Mecenate o al vicino Saini. Sono tutte dilettanti, con un rimborso spese da mille euro di media. La società, si diceva, coltiva discrete ambizioni e la campagna acquisti, quest’estate, è stata importante con l’arrivo dell’attaccante, argento olimpico di Rio 2016, Roberta Bianconi. Ma la metropoli avrebbe certo tutto un altro richiamo per una società sportiva che cerca investitori per completare il percorso di crescita. «Milano è rimasta però indietro di vent’anni in fatto di impianti e di discipline acquatiche. Speriamo almeno che con le Olimpiadi si possa avere qualche contributo in più anche per le nostre discipline», dice Vucenovich che ha trovato sì uno sponsor, ma che i soldi per ora continua a metterli di tasca sua: «Col Comune c’è un bel rapporto, non a caso abbiamo scelto di fare la presentazione della nuova stagione a Palazzo Marino. Non vogliamo insomma puntare il dito contro nessuno per una situazione che si trascina da decenni». Ma la pazienza e gli investimenti, fa capire il presidente-mecenate, potrebbero finire: «Si rischia di buttar via soldi, così». L’assessore allo sport Roberta Guaineri promette, anche su questo fronte, massimo impegno: «Stiamo lavorando per permettere alla pallanuoto di tornare alla Cozzi, garantendo l’agibilità piena delle tribune».
La pallanuoto rosa è costretta all’esilio lodigiano, ma in città qualche acqua si sta smuovendo. C’è per esempio il progetto della Cardellino olimpica, dove però serve un investimento da 20 milioni di euro e per il quale Palazzo Marino è orientato al project financing. La vasca da cinquanta metri del Saini riaprirà invece a fine novembre, mentre la piscina di via Parri, nel Municipio 6, solo agli inizi del prossimo anno per poi essere data in gestione a Milanosport. Così come la Cambini che, totalmente ricostruita, riaprirà al pubblico a dicembre dell’anno prossimo . «Sono tutte piscine che risalgono agli anni Trenta e che hanno un periodico bisogno di riqualificazioni importanti. Il Comune si è mosso in questi anni con un programma di restyling imponente. Alla Cozzi sono stati rifatti gli spogliatoi, a giugno abbiamo riaperto la Ponzio e anche nei prossimi mesi torneranno a nuova vita altri impianti», sottolinea l’assessore. Dove non arriva il pubblico, ecco il privato. La Bocconi l’anno prossimo avrà, all’interno di un nuovo centro sportivo, la sua piscina da cinquanta metri. Privata ma non esclusiva: la vasca sarà aperta anche ai non bocconiani.
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