
I cinquanta ragazzini che erano bus dirottato lo scorso 20 marzo nel Milanese, le loro famiglie e 3 accompagnatori, si sono costituiti parte civile nel processo davanti alla Corte d’Assise di Milano a carico di Ousseynou Sy, l’autista che prese in ostaggio i giovani sul bus, poi incendiato, a San Donato Milanese. Si sono costituiti pure il Comune di Crema e, solo per il reato di incendio, la società proprietaria del mezzo, la Autoguidovie. In aula presenti anche l’imputato, alcuni genitori e una ragazzina quel giorno era sul bus. Era questa la prima udienza del processo a Milano a carico del 47enne senegalese accusato, nell’inchiesta dei pm Alberto Nobili e Luca Poniz, di strage aggravata dalle finalità terroristiche, sequestro di persona aggravato, incendio, resistenza e lesioni ai danni di 17 bambini, non solo per ferite ma anche per traumi da «stress» e psichici da «violenza emotiva». Gli Studi LSM & Associati, Cagnola & Associati ed SZA Studio Legale hanno costituito un team per difendere, nelle sedi penali e civili, 35 ragazzi del gruppo. All’udienza di mercoledì gli studi si sono costituti parte civile nell’interesse dei ragazzi e dei loro genitori ed hanno chiesto la chiamata in giudizio, per i profili risarcitori, di Autoguidovie S.p.A. quale responsabile civile dell’evento.
«Ci aspettiamo giustizia, secondo noi sono responsabili anche coloro che hanno messo il mezzo in mano a quest’uomo, per questo chiederemo la citazione come responsabili civili della società Autoguidovie e del Ministero della pubblica istruzione». Lo ha detto l’avvocato Antonino Ennio Andronico, legale di parte civile delle famiglie di Adam El Hamami, di Ramy Shehata e di alcuni altri ragazzini presi in ostaggio. L’avvocato ha chiarito che «si è trattato di un atto terroristico nei confronti di cittadini inermi. È difficile che i bambini dimentichino – ha aggiunto – anche se si cerca di farlo».
Per Luigi Santangelo dello Studio LSM «il processo penale è l’occasione privilegiata per considerare, oltre alle responsabilità personali del conducente, anche quelle di chi deve garantire ai ragazzi un trasporto in tutta sicurezza». Fabio Cagnola, di Cagnola & Associati, sottolinea che «sarà pertanto nostro primario interesse tutelare i minori e le loro famiglie con il fine ultimo di garantire un adeguato risarcimento di quanto ingiustamente subito». Marisa Meroni e Laura Giammarrusto dello Studio legale SZA precisano che «un risarcimento adeguato alla gravità dell’accaduto potrà rafforzare la funzione preventiva delle responsabilità di chi svolge l’attività di trasporto». Il pool dei difensori è composto dagli avvocati Luigi Santangelo ed Irene Gittardi per lo Studio LSM, gli avvocati Fabio Cagnola e Valentina Quattrini per lo Studio Cagnola & Associati e gli avvocati Marisa Meroni, Laura Giammarrusto e Marco Petrassi per SZA Studio Legale.
La richiesta di citazione come responsabili civili del Ministero e della società che gestiva il servizio bus, se verrà accolta dai giudici, farà entrare le due parti nel processo per un eventuale riconoscimento di danni per le famiglie. Secondo quanto accertato dalle indagini, Sy avrebbe voluto fare una strage sulla pista dell’aeroporto di Linate, per condizionare la politica in materia di immigrazione e «intimidire la popolazione».
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Tra gli accertamenti svolti in questi mesi, i pm considerano decisivo il video «proclama» di 37 minuti, che Sy mise sul suo canale privato di Youtube. «Viva il panafricanesimo, combattiamo i governi corrotti e critichiamo la politica europea che sfrutta l’Africa», diceva nel video. Nelle immagini il senegalese, che era da 15 anni in Italia e da 10 anni lavorava regolarmente e ha due figli, lanciava, in pratica, un «proclama». Nel frattempo, Adam e Ramy, i due ragazzini che scongiurarono la strage sul bus, hanno ottenuto la cittadinanza italiana.
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